Contemporaneafestival |05
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Io credo che si sta sperimentando poco nella critica e nei linguaggi del teatro.
Si sta dedicando poca attenzione alle tecnologie digitali.In realtà si tratta di definire uno spazio di scrittura ipermediale -una saggistica di contenuti tale da formare un testo che sia una composizione ricca di oggetti mediali e intorno a questo creare un interesse a sperimentare le forme di scrittura.Seguire una drammaturgia in sviluppo è un tipo di esperienza che ho provato prima con Motus a proposito dei processi creativi - che ho registrato nella previsione di darne testimonianza e visibilità - nelle modalità di tesrimonianze di forme non finite naturalmente.  Storie mandaliche
di G. Verde è un altro esempio.  Dopo anni di raccolta di materiali abbiamo trovato una casa editrice disposta a raccogliere questa storia.Ma il libro può non essere più sufficiente, perchè la forma del libro è chiusa mentre i materiali che avevo accumulato seguivano la traccia dell' ipertesto, con una navigazione da parte degli spettatori che passa attraverso la moltiplicazione delle storie e con ancoraggi ai possibili narrativi... solo assolvendo a questi dati sarei stata in grado di restituire la complessità e la ramificazione dei tracciati.Ho in progetto quindi di realizzare un seguito -un dvd- che assolva ad alcune caratteristiche: che il lettore sia dotato dello strumento della navigazione e quindi in grado di porsi nella condizione di poter scegliere il tracciato più congeniale o perdersi nel ritmo mandalico fatto di immagini e suoni...che restituito -il processo- soltanto dalla parola risulta terribilmente limitante rispetto alla complessa bellezza dello spettacolo.Qusto è il mio atteggiamento di lavoro - Sperimentare nuove forme di scrittura critica e proporre una saggistica ed una critica ipermediale.
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Acca: Penso che sia divenuto centrale il tentativo di non specializzarsi - sia pure questo il genere critico o che altro, ma piuttosto di rompere le categorie per fare del teatro una lente di ingrandimento sulla realtà, saltando appunto le categorie della comunicazione per tornare a parlare del teatro attraverso un pensiero che trovi altri riferimenti a se stesso, parlando anche di altro o dei luoghi dell'immaginario che condividiamo. E questo significa -per cominciare- assunzione di responsabilità. Poi pensare in maniera strategica -che siamo in guerra- che è l'unico modo per ripararsi da certe fragilita o per costruire un grado di esposizione maggiore. Bisogna riaffermare l'importanza del processo artistico e non solo in termini di prodotto,così come da parte dei critici - avere cura delle energie disposte in campo- così da rendere invalidanti le semplici categorie del bello o brutto.
Forse dovremmo ricompattarci, ricreare un tessuto disgregato..
 
 
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Fofi: Il pubblico è sempre di più mosso dalla volontà di capire e dal divertimento. Quindi il primo criterio da ristabilire in questa nostra epoca è la differenza tra l'arte e la comunicazione. Noi siamo occupati dalla comunicazione, dall'idea di estendere l'arte ad un pubblico vasto e a spiegare e rendere narrabile l'arte. La decadenza delle arti deriva probabilmente proprio dall'ossessione per la comunicazione che è il nemico principale dell'arte oggi.
Retrospettivamente spiegabile perchè il novecento è il secolo in cui si è affermata la democrazia come diritto delle masse con un rapporto tra l'alto ed il basso molto mescolato. Oggi credo che la democrazia si sia trasformata in una cosa molto diversa, forse opposta. Già nel 1963 Godard diceva "la pubblicità è il fascismo del nostro tempo". Intendo con questo termine - la pubblicità come comunicazione - il dominio e la manipolazione sulle coscienze. Oggi il cinema è diventato televisione, risucchiando ogni cosa e diventando così il modello unico della comunicazione.C'è dunque un teatro che è intrattenimento ed un altro teatro che non lo è. Questa è la prima distinzione. L' altro discorso fondamentale da trattare, è quello della fantascienza.(Lo Straniero) Noi siamo dentro una rapidissima mutazione del mondo e dei modi di pensare.Questo significa seguire con attenzione ciò che di nuovo viene fuori. Della mutazione in corso non possiamo prevedere dove ci porterà - ma per nostra fortuna abbiamo le chiavi della fantascienza (Ballard - Dick) e con questi confrontarsi con estrema attenzione. Dobbiamo disporci al cambiamento... all'ascolto di quegli artisti che questa sensibilità la possiedono. Perchè per giudicare cosa è l'arte oggi dobbiamo porci dei compiti simili a quelli dell' artista
    - A proposito del "critico impuro" - Un luogo da pensare - Intorno al giovane artista -
- Saper attendere - Sensi possibili - Del bello e del buono-
 
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Ricreare una comunità teatrale (artisti, critica e pubblico) in grado di dialogare. L'esposizione di un certa fragilita vuol dire mettere in campo un gesto simbolico evadendo dal circuito della produzione consolidata. Gesti simbolici che possono ricostituire una comunità, gesti condivisi, da un linguaggio in cui è possibile ritrovarsi.Gli artisti devono tornare a lavorare non solo sul piano della creazione degli oggetti estetici ma anche nella creazione di un immaginario simbolico. Non credo che -la bellezza sia necessaria - Perchè la bellezza in quanto tale è preceduta dal gesto che ha qualcosa del buono; mi viene da dire -gesti e segni- Io nel teatro sono attratto da questo non dalle tecniche. Da parte della critica sento la necessità di ricalibrare il proprio sguardo, che può essere militante solo se si dispone rispetto ai processi e non agli esiti.
 
Non è vero che ogni cosa è lecito piuttosto ogni modalità che viene usata in teatro deve risultare un approdo. C'è una estrema leggerezza con cui il campo della forma viene esaltato fino al feticismo ed il circuito
dei pensieri sul teatro torna periodicamente su se stesso (congegno ormai da infrangere).Qualsiasi spettacolo teatrale credo - e lo dico come una provocazione, non sia da oggi meno interessante
di quello che ha fatto e sta facendo "Unabomber".
  contempo

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