LABO
RINTUS II
 
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    . LABORINTUS :Berio_Dante_Sanguineti .
Dante. Arte che genera arte. Una lezione di
Edoardo Sanguineti - " Luciano Berio il musicista
che meglio incarna la mia idea di collaborazione"
 


Edoardo Sanguineti : Vorrei mettere in luce, prima di parlare della mia collaborazione con Luciano Berio, un elemento di carattere interpretativo nei confronti di Dante (dalla cui scrittura Loborintus proviene) di fronte ad una opera, questa Commedia dell'Inferno, che può apparire estremamente disinvolta e appartiene ad un genere che ho cercato di praticare e che io chiamo " il travestimento " e riguarda fondamentalmente la pratica teatrale ma che è naturalmente aperta alle infinite possibilità.
Ossia di fronte ad un testo classico è possibile una rispettosa, che vuol dire in sostanza spesso tradizionale semplicemente, realizzazione scenica, oppure e questo per me coincide con la pratica della traduzione - ché tradurre vuol dire già travestire -
Il testo viene manipolato dal traduttore il quale è il vero autore. Il vero autore è in sostanza il traduttore; parla in proprio e si assume la responsabilità ideologica, pratica, culturale, estetica di quello che dice.
Premesso questo...

Laborintus II è già stato illustrato come un seguito di un Loborintus primo, il mio primo libro di poesie.
L'idea di questo titolo fu di Luciano Berio.
Berio suppose un ideale fruitore di questa opera, straordinariamente utopica e provocatoria, il quale avesse trangugiato prima di tutto il Loborintus puro e semplice e forte di questa lettura o distrutto da questa lettura approdasse poi come fase seconda al Laborintus II che doveva dunque richiamare in qualche modo presupponendolo questa esperienza del primo. Il testo del 65, cito il testo musicale il Laborintus II, ha le sue origini in una composizione di Luciano Berio del 63.

Nel 63 l'anno stesso in cui con Berio realizzai - Passaggio - la prima opera che andò in scena alla Piccola Scala, nello stesso anno a Venezia per il Festival di Musica si fece un balletto con uno straordinario gruppo coreografico americano dal titolo - Esposizione -
Questa - Esposizione - voleva essere un quadro diciamo pure allegorico della condizione presente e "l'esposizione" che aveva il suo modello nell'idea Benjaminiana dell'Expo universale come grande esibizione delle merci, per dare invece una esibizione di rifiuti.... e la merce così degradata in questa specie di spazzatura universale.
Il balletto era molto complesso e implicava tra l'altro delle esibizioni molto acrobatiche da parte di danzatori che erano sopra una sorta di quadro svedese ginnico ma morbido; salivano e scendevano, mentre altri personaggi accumulavano queste spazzature, vi sprofondavano...

Berio non rimase completamente soddisfatto della realizzazione, non dico della realizzazione coreografica ma di quella musicale. Quando nel 65 mi venne fatta la proposta da una radio Francese per il centenario in occasione di una giornata Dante, di comporre qualche cosa, Berio pensò di rielaborare, e mi propose di collaborare a questa rielaborazione radicale, in cui pur utilizzando queste partiture ( io credo che nell'archivio Berio a Radicondoli sia sopravvissuta la partitura di Esposizione perchè i filologi possano occuparsi delle varianti Beriane)
In ogni caso non volle mai pubblicare -Esposizione- non ne volle piu alcuna esecuzione, considerò questa opzione una specie di appoggio di questa opera definitiva che era Laborintus II.
Molta parte del testo ne è comunque basata, perchè gli elementi Danteschi erano già presenti. Io proposi come nodi tre elementi e Berio fu perfettamente d'accordo della prima sorta di summa dell'esperienza Dantesca.
Da un lato il carattere enciclopedico della Commedia... lo dirò così: c' era da valutare il testo e radunare tutto il possibile, l'esplorazione dell'oltre tomba è in realtà l'esplorazione dell'universo che esaurisce proprio la dimensione cosmica.
Universo tanto piu radicalmente totalizzante quanto più proiettato nell'al di là e quindi rende possibile scendere fino alla profondità estrema dell'Inferno e salire fino al Paradiso.

Questo carattere enciclopedico era la prima cosa che ci interessava. Il secondo carattere era l'onirismo dantesco, quì si puntava sulla -Vita Nova - e sul carattere visionario della scrittura Dantesca.
La Divina Commedia è una visione... Questo onirismo Dantesco veniva sottolineato sia sul terreno delle visioni della -Vita Nova- a cui ho dedicato un saggio, sia sul terreno della struttura della Commedia e questo permetteva una grande libertà anche associativa di movimenti sia stilistici che tematici.
Il terzo punto era proprio la posizione del 'plus mures' e questo autorizzava il richiamo a Pan.

All'interno del Laborintus II stanno citazioni richiamate da tutte le opere dantesche sia latine che volgari.
Era già utilizzato in -Esposizioni - 'Idol' di Siviglia con le genealogie...
Uno dei momenti piu belli di -Esposizioni- era quando la figlia dell'interprete sporgendosi da un palco della Fenice faceva soffiando delle bolle di sapone e queste bolle di sapone scendevano sul pubblico e sopra la scena - e alternava a queste bolle di sapone alla lettura delle Genealogie di Isidoro.

Alcuni passi del testo derivano da un primo Laborintus effettivamente, la conclusione invece da un mio testo del 63, ed era invece la conclusione di Purgatorio e dell' Inferno.
Dovrei spiegare... in un certo modo il mio primo libro globale che si intitola -Triperuno- in omaggio al Folengo (Caos del Triperuno, sottintendendo il caos) ha per titolo Purgatorio ed Inferno che è un titolo dal grande sapore Dantesco, ma in realtà è una formula di Giordano Bruno il quale asserisce di aver scritto un'opera di cui non dice niente o pochissimo e di cui non si sa niente; non si sa se l'abbia scritta veramente, l'autocita soltanto in un dialogo...

Quindi un omaggio a Giordano Bruno ed è un modo di negare il Paradiso, poichè la trilogia del mio -Triperuno: - Laborintus - Opus metricum - Purgatorio e Inferno - era certamente un omaggio Dantesco in partenza nella sua struttura, però mi importava, se così posso esprimermi, non finire come Eliot nei Four Quartets, sublimi, ma rimanere ancorato all'infernalità seppure relativa assai compromessa delle Waste Land.

Berio fece due esecuzioni. La prima quella registrata su nastro non è diretta da lui ma da Diego Masson. Lui fu presente alla cosa.
Io feci la voce recitante sia della prima che della seconda registrazione. Era la prima volta che mi producevo in una voce recitante... Mi è capitato di farlo per molti casi e che non avevano niente a che fare con compositori che lavoravano insieme a me.
Forse vale la pena di raccontare... Io ero andato a Parigi per seguire specificamente la parte della voce recitante.
Era un attore francese il quale deplorevolmente portava tutti gli accenti sulla ultima sillaba, per fatalità linguistica non abbastanza superata e recitava un italiano deplorevole.
Un italiano francesizzato poteva ancora essere.. accettato come un omaggio a Dante... ma in latino diventava una cosa assolutamente catastrofica, con tutte quelle parole che finivano in gloria o in disgrazia, erano intollerabili.

Allora Berio mi disse - Devi farlo tu -
Ci fu un patto, io gli chiesi da bere e dopo aver bevuto... la cosa riuscì.
Poi la seconda registrazione quella che poi passò in disco, quella la feci da sobrio perchè perduta la verginità...

I soprani che cantano per questa edizione sono Cristian de Grange e Annette Boucomont, Claudine Mounit - i solisti sono 15 persone, ricorderò soltanto Michael Portal al clarinetto, JanPierre Broué per le percussioni.



Edoardo Sanguineti :poeta, scrittore e critico italiano.
Docente di letteratura italiana all'Università di Genova. Esponente di punta della neoavanguardie e del ''Gruppo 63''.
Tra le sue prime opere di poesia ''Laborintus'' (1956), ''Triperuno'' (1964). Nei romanzi citiamo (''Capriccio Italiano'', 1963; ''Il giuoco dell'oca'', 1966; e nei testi teatrali (''Teatro'', 1969; ''Storie naturali'', 1971; Ha anche scritto libretti per le musiche di L. Berio, soggetti per balletti e una riduzione dell'Orlando furioso per la regia di L.Ronconi.

   
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