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Una conversazione con Virgilio Sieni D - Esistono diverse tracciati nel tuo lavoro. Uno di questi tende continuamente a una rifondazione della scena da certe situazioni esemplari : Pontormo o Canova Virgilio Sieni - Sicuramente ce ne sono altri, e per me più indicativi. Ma sicuramente sono li che galleggiano. Penso ad un percorso che a me piace fare rivolto alla scoperta.. Piero della Francesca ad Arezzo e San Sepolcro, Urbino, poi Rimini nell'Italia centrale. Quindi l'apertura di paesaggi e rinchiostri collinari. Sono tanti gli artisti che mi aiutano, anche con il loro pensiero: Kline, Beuys, veramente tanti. Rifondazione! Anche perchè questi artisti nel corso del tempo ritornano, mutano. Sono sempre delle vicinanze, delle adiacenze, giustamente. Se rifletti, spesso l'idea che ti viene è semplicemente un excursus di questi panorami, no?! E poi tutto quello che accade è farsi a volte medium anche degli elementi conoscitivi... più la parte indicibile! E' vero che sono stato sempre spinto a non ripetere le metodologie, anche se la costante è stata una forte tensione quasi ottusa, rivolta al corpo. A una idea di spostamento del corpo inteso come universo complesso e proprio per questo infinito. Non solo il corpo come macchina nella sua funzionalità, un corpo inteso soprattutto nelle sue sospensioni, nelle sue fragilità. Perchè si muove? Da cosa si origina il primo gesto?!... Cosa lo spinge? Qale intensione? In quale contesto? Per cui tutte queste riflessioni sul corpo e sullo spazio, al senso appunto del luogo portano sempre ad una rifondazione quasi linguistica, ad un approccio non solo di riferimenti, ma ad una idea di costruzione della scena, di costruzione del'atto teatrale, di costruzione quasi della visione. D - C'è anche una disponibilità nei lavori più recenti alle modalità del -live electronics- Virgilio Sieni - Sì. Sono cambiamenti molto meditati. Live electronics, la spazializzazione del suono e tutto quello che è un approccio legato se vuoi, ad un riavvicinamento alla pelle, al corpo - come accadrà nel " Dialogo sulla deposizione " Queste zoomutate sul corpo per evidenziare principalmente un aspetto più legato alla superficie ed alla pelle. Ematomi, grassi, disegni fatti sopra, l'emergere di un percorso pittorico sulla pelle. Quindi utilizzare il mezzo tecnologico non per creare una distanza. Ma dare un senso di scavo drammaturgico che può servire a creare questo avvicinamento. Però sono pratiche che ho sempre frequentato. E se parliamo di artisti rinascimentali e manieristi sì, mi interessa molto usare la musica di Bach, ma nello stesso tempo mi interessa lavorare in forma radicale con i compositori contemporanei, gli artisti stessi. D - Alcune pubblicazioni di tuoi spettacoli contengono le tavole di notazione coreografica: Fulgor, Empty Space Requiem. La questione del tempo in coreografia, dal punto di vista della musica, rileva come nella danza sia difficile mettere sulla carta una composizione come accade nella pratica musicale. Che pensiero muove questa pratica - e cosa mostrare.. Virgilio Sieni - Per me è un problema fisiologico. La necessità non di dipingere, ma di vedere quasi in una dimensione tridimensionale, su di un foglio - vedere, come tutto quello che è una partitura, la sua durata, il suo excursus spaziale - Una partitura fatta di piccoli segni, disegni, di spazi, di piante, fotografie, di esplosioni. Tutta quella che è una nota messa in partitura come se fosse un pentagramma! Mi aiuta molto. E' un lavoro parallelo, e lo faccio spesso durante la creazione. E quindi è un momento di riflessione molto importante. La sospensione della prova, con gli artisti, con me, in un luogo, per essere in un altra dimensione, un altro contesto. Su un tavolo, sul pavimento, pensare da un altrove. D - Lo spaesamento nel rapporto tra gli spazi interni del corpo e le traiettorie di movimento.. potrebbe produrrre e far percepire - un corpo sonoro - quasi. Virgilio Sieni - C'è una definizione molto pragmatica legata ad un ascolto. Cioè dire relegata ad un corpo che ha un suo tempo: come scricchiola, fa rumore, internamente - pressa gli organi. Pressa gli organi, questi soffiano, si spostano nelle acque, i liquidi. Già percepire questo e nel movimento... Il movimento non è un aspetto solo aleatorio. Il movimento del corpo va a spostare tutti questi organi in funzione di una architettura dello scheletro ben precisa. Ottunde tutto un sistema di pressioni e galleggiamenti. Questo per me crea una musica, fondamentalmente. Questo rivolgersi a questa sonorità è importante. Ed il danzatore si deve fare molto bravo per farla percepire. Questo è molto difficile. E quindi questo caso, in questo senso l'architettura del corpo diventa una architettura complessa. Non lavora più per linee, per segni estetici esterni, ma ad un qualcosa che si va a comporre internamente attraverso gli organi. Questo è un aspetto della sonorità, ma c'è un aspetto che si lega a quello che ho detto prima, rispetto al corpo che si dipana nello spazio, secondo piani, fantasmi, le pressioni del luogo e dello spazio, tutto questo va a creare un' altra qualità e una sonorità molto importante. Ecco, c'è una sonorità che è legata ad una sorta di accompagnamento, quasi mugolio interno. Un grugnito liturgico che ci portiamo dentro. E quindi non sto parlando di musica, di composizione, ma sto parlando quasi di una sonorità così come il corpo assume e diventa un continuum di associazioni e di gesti, dinamiche. Così dentro c'è un continuum, un mugolio - questo grugnito. Che già percepire questo mugolio che non è il respiro... Il respiro è un altra cosa. Il respiro va a creare - crea il senso della nostra esistenza, prima di tutto. Ci crea una metrica. Se lo ascolti.. Molto spesso si associa il respiro all'atto meditativo, alla stasi. Il respiro non deve bloccare il movimento. Nella sua alta concezione il respiro invece è nella dinamica, nel momento in cui riesce a creare questi due piani paralleli, dove l'uno non reprime l'altro. Nel salto non lo trattieni, nella compressione non lo trattieni. Magari se lo vuoi trattenere è un pò come farlo circolare diversamente. Il concetto sonoro per me è importante, e non è legato a delle melodie esterne. Ecco, questi concetti quasi di sonorità irregolare, elementi concreti, elementi muti, cerco di abbinarli invece contemporaneamente ad una musica. Lavoro su Bach, c'è una musica che la si ascolta, ma c'è una musica che il corpo deve emanare. Ed il corpo non è semplicemente la didascalia del suono.. D - L'improvviso- Mi lascio cogliere da quella che non è mai una sorpresa ma un divenir impercettibile nell’atto dell’esserci - affermi a proposito delle "Goldberg improvvisations" Virgilio Sieni - L'improvviso! Prima di tutto per percepire l'improvviso e per dipanare un senso rispetto all'improvviso .. non bisogna aver praticato paradossalmente l'improvvisazione. Bisogna aver praticato principalmente la trasmissione, che è dire, come riuscire a trasmettere senso e associazioni nel corpo. Deve trasmettere, quindi " l'improvviso ". Questo ti permette di sentirti in una dimensione di continuità con te stesso. Una dimensione che ti fa sprofondare in questo senso di.. non voglio dire di giustezza, ma di qualità. Senti che tutto ha senso dentro di te. Cosa che però quando vai a fissare il movimento, vai a coreografarlo, è totalmente un altra cosa. Prima di tutto non riesci esattamente ad associare così come nell'improvviso. Perchè nell'improvviso il movimento è più veloce rispetto ad una idea di essere consapevole esattamente di ogni gesto. Sei consapevole del senso nelle cose. Molto consapevole. Per cui non ti perdi niente di questo senso, perchè il corpo sta associando e tu stai seguendo delle leggi - quasi leggi fisiche precise, che si ripercuotono in un tuo contesto spirituale, di pensiero, etc. Tutto questo va a creare senso. Ecco, l'improvviso è solo questo. L'improvviso.. Questo continuo, essere come su un equilibrio - in un continuo di cadute ed ascensioni. E quindi associo le variazioni Goldberg proprio perchè sono una grande architettura, una architettura inafferrabile a volte, l'associo a questo lavoro sull' improvviso - proprio perchè le variazioni Goldberg non ti danno tregua, così come l'improvviso non ti da tregua. Nel momento in cui rifletti sull'improvviso questo è già sparito, lo hai gia perso. C'è un atto di concentrazione nell'improvviso - nell'esserci - Sei lì, completamente, dentro questo senso, ti da il giusto tema, sai in quale architettura ti stai abitando... D - Praticare lo spazio: apeiron, vuoto. Ma lo spazio in ogni caso da dove si crea? Dall'azione, dalla differenza delle parti... Virgilio Sieni - Lo spazio come luogo ha sempre una identità ben precisa, perchè già abitato dai vissuti - e al tempo stesso, dimensione dove ricreare tutto: ecco lo spazio teatrale. Che ogni volta c'è da rifondarne gli elementi! Molto spesso ho questa percezione, che lo spazio sia complice di un momento in cui si vanno ad infrangere le sue regole, legate al suo non volere essere spazio... Lo spazio si lascia attraversare se non lo vuoi rinchiudere. Se noi entriamo in questa soluzione di attraversamento, di uno spazio che non ha barriere - che non le vuol creare, allora sento che lo spazio è un grande complice, sempre. Perché lo spazio è anche memoria. Io lavoro spesso in spazi desueti non-luoghi teatrali dove posso ricreare una sorta di apparente neutralità. Lavorare in spazi con una precisa connotazione, edifici industriali boschi, sottosuoli.. a me piace stare in questi spazi, capirne la natura! Lo spzio... è come un testo e quindi non lo sfrutti e non lo adoperi come un bel sopramobile. Forse per questo che quando mi trovo in questi spazi lavoro sempre su base interstiziale, nei margini, senza metterci dentro se non lo spazio stesso, non riempirlo di oggetti. Ma adopero elementi molto aleatori: luci, piccoli sgocciolamenti, se c'è una fessura farci colare dell'acqua. Forse basta a volte un tavolo appoggiato in un punto della stanza ... nel momento in cui lo si riesce a stravolgere di senso. Si certo in oriente esiste questa idea del punto-sorgente dello spazio che mi piace molto. Lì lo spazio si genera dai meridiani corporei. Lo spazio dell'Aikido per esempio ... forse è una selva o spazio che riesce a creare attraverso il movimento - E' solo quello lo spazio: quello che unisce i nostri corpi in questa dolce lotta a creare piano piano?! L'aikido ti lascia immaginare anche uno spazio molto ampio. Ha spazio l'aikido. |
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